In questo articolo analizzerò il ciclo di voga con lo scopo principale di capire in che modo intervengono i diversi gruppi muscolari e le principali articolazioni coinvolte. Questa operazione è fondamentale per la successiva scelta degli esercizi più indicati al condizionamento muscolare.
Esistono diversi stili di voga, che si sono sviluppati ed imposti all'interno delle diverse federazioni. Essi si possono principalmente suddividere sulla base dell'azione degli arti inferiori e del tronco. In particolare la classificazione di Klavora proposta nel 1977 e riproposta da Kleshnev nel 2011 si basa sul fatto che l'enfasi possa essere data sull'azione degli arti inferiori o del tronco e che i due segmenti corporei possano intervenire in sequenza o in contemporanea, individuando quindi quattro stili diversi.
Una serie di motivi, tra cui l'utilizzo di pale asimmetriche più efficienti e che slittano meno in acqua e lo studio più approfondito delle forze applicate dai diversi segmenti corporei in acqua (oltre che un maggior scambio di informazioni tra tecnici dei diversi paesi), ha negli ultimi 20 anni uniformato i diversi stili e le diverse scuole nazionali, vedendo imporsi uno stile di voga che prevede l'enfasi sull'azione degli arti inferiori, che avviene prima dell'azione del tronco. Questo salvo poche differenze tra equipaggi, che possono essere riassunte nella diversa ampiezza della palata in attacco ed in finale.
Per questo tratteremo questo stile di voga, indicandone anche i vantaggi in termine di efficacia in acqua e di prevenzione degli infortuni. Ma andiamo con ordine.
Ingresso in acqua ed iniziale spinta di gambe
Il momento dell'ingresso in acqua è sicuramente uno dei punti critici della palata, in cui l'atleta può rallentare notevolmente la barca, se esegue questi rapidi movimenti in maniera sbagliata. Non essendo argomento di questo libro, mi limiterò a vedere quali azioni muscolari sono previste.
Una volta entrato in acqua il remo, cosa che avviene principalmente per azione della gravità, gli arti inferiori entrano in azione in maniera intensa, applicando forza sul punta piedi. Questo avviene principalmente per azione del quadricipite, mentre la muscolatura posteriore della coscia deve rilassarsi, permettendo la rapida estensione del ginocchio. Nella primissima parte della passata in acqua il tronco non dovrebbe modificare la sua inclinazione rispetto alla verticale: il bacino per azione principalmente a carico di ileopsoas e quadrato dei lombi dovrebbe mantenere la sua posizione di antiversione, mentre lo sterno mantiene la sua distanza rispetto al bacino, grazie alla contrazione isometrica del retto dell'addome e degli erettori spinali. La cosa viene complicata dal fatto che in questa fase comunque l'anca, seppur in maniera minore, si inizia ad estendere, per l'azione di estensione del ginocchio e per il fatto che il bacino, appoggiato sul carrello, si sposta verso prua.
La forza espressa dagli arti inferiori sposta appunto il carrello all'indietro e grazie all'azione della muscolatura paravertebrale, al grandorsale ed alla muscolatura stabilizzatrice della spalla (cuffia dei rotatori, grande rotondo, romboidi, fasci medi e bassi del trapezio) viene trasmessa al remo, che dovrebbe quindi muoversi con la stessa velocità del carrello.
Azione del tronco
Quando gli arti inferiori sono quasi completamente estesi, può partire la retroversione del bacino e l'estensione del busto, che sono a carico principalmente dei muscoli glutei, hamstring e muscolatura paravertebrale e gli estensori della colonna.
Alla retroversione del bacino partecipa anche il retto dell'addome, che ricordo essere stato già messo in tensione all'inizio della passata e ci rimane fino al termine della preparazione del busto. In questa fase il busto si blocca nella posizione di massima inclinazione verso prua grazie all'azione della muscolatura addominale e dell'ileopsoas, che interviene in maniera consistente anche durante la prima parte della ripresa, come vedremo più avanti.
Trazione delle braccia ed uscita
L'ultima azione di trazione è a carico delle braccia, in particolare del braccio che si estende per opera del gran dorsale, fasci medi del trapezio, grande rotondo, i fasci posteriori del deltoide ed in qualche misura il tricipite, soprattutto con con il capo lungo; la flessione del gomito è ad opera principalmente del bicipite, del brachioradiale e del brachiale.
L'azione degli arti superiori avviene alla fine della passata in acqua, dopo che arti inferiori e tronco hanno impresso la maggior forza ed accelerato la barca, per cui si tratta di un'azione veloce e con una bassa richiesta di forza, come nella fase finale di un lancio. È facile osservare, infatti, come i canottieri sviluppano una maggior ipertrofia a livello degli arti inferiori, rispetto agli arti superiori.
Preparazione del busto e ripresa
Le braccia si distendono ed il busto viene rapidamente spostato verso poppa, grazie all'intervento della muscolatura addominale e del muscolo ileopsoas, che invece di flettere la coscia sul bacino, fa l'opposto essendo gli arti inferiori vincolati al punta piedi. A questo punto lo spostamento del carrello (quindi di tutto il corpo dell'atleta) non richiede grossi interventi muscolari, essendo di norma le rotaie inclinate verso poppa e poiché di fatto è la barca a spostarsi in avanti, avendo meno inerzia dell'equipaggio. Ad ogni modo quest'azione è favorita, oltre che dai muscoli appena menzionati, da gastrocnemio e bicipite femorale, nel loro ruolo di flessori del ginocchio, e dal tibiale anteriore che dorsoflette la caviglia.
è quanto mai importante che la preparazione del busto sia effettuata non con una semplice flessione del busto sul bacino (ad opera degli addominali), ma anzi che zona lombare della colonna e sacro rimangano allineate, per non aumentare in maniera esagerata il carico gravante sui dischi intervertrebrali (in particolare L4-L5 e L5-S1), già sovraccaricati inevitabilmente dalla posizione seduta e vero e proprio tallone d'Achille del canottiere.
BIBLIOGRAFIA
Francis P, 2011, Loads on the bodies of rowers, Rowing Faster – 2nd edition, 91-105
Klavora P, 1977, Three predominant style: the Adam style; the DDR style; the Rosemberg style. Catch, 9-13
Kleshnev V, 2011, Biomechanics of rowing, Rowing Faster – 2nd edition, 107-123
Mazzone T, 1988, Kinesiology of the rowing stroke. NSCA Journal, 10, 2, 4-11
Comments