Quando svolgi un allenamento corri per un certo tempo ad una certa velocità, magari variando quest'ultima se stai svolgendo un allenamento di fartlek o di ripetute. La velocità rappresenta l'intensità dell'allenamento. Nello specifico il carico esterno dell'allenamento, cosa molto semplice da misurare e monitorare con un orologio munito di GPS.
A parità di carico esterno (es. 10 km corsi a 4'50''/km) in due giorni diversi potresti però avvertire una fatica diversa, ovvero potresti percepire come più intenso un allenamento che la settimana scorsa avevi sentito più leggero, perché il tuo organismo era in condizioni fisiche diverse. Questo risponde al concetto di carico interno, che è quello che davvero conta per migliorare attraverso l'allenamento ed il vero parametro da tenere sotto controllo per evitare il tanto temuto overtraining.
Il metodo più usato per monitorare il carico interno è la frequenza cardiaca. I cardiofrequenzimetri, soprattutto quelli a fascia toracica, sono sufficientemente precisi ed accessibili, magari integrati nello stesso orologio GPS.
La frequenza cardiaca (FC) è strettamente correlata con l'intensità dell'allenamento e rispecchia in effetti quello che è il carico interno. Per vari motivi però la rilevazione della frequenza cardiaca può essere falsata: dipende da alcuni fattori come ad esempio lo stato di idratazione, la qualità del sonno della notte precedente, la temperatura corporea ed in più è soggetta al fenomeno della deriva cardiaca (se corro a velocità costante la FC crescerà inevitabilmente con il passare dei minuti). Ecco che allora può non essere strettamente indicativa di come sia stato realmente l'allenamento e il suo carico interno.
Esistono diversi metodi alternativi, come la misura del consumo d'ossigeno, che in caso di attività aerobiche è sicuramente un parametro più preciso della FC, ma i metabolimetri indossabili (gli strumenti che lo misurano) sono molto costosi o per niente precisi.
Ecco che allora può arrivare in aiuto uno strumento economico (anzi a costo zero) ed affidabile, se utilizzato correttamente: la sRPE (che sta per sessione Rate of Perceived Exertion, che in italiano significa semplicemente scala dello sforzo percepito). Si tratta di una scala, che nella forma più usata è su base 10 con cui l'atleta può esprimere quanto faticoso ha percepito l'allenamento svolto (session sta proprio per sessione di allenamento).
Per spiegarti come si usa e come io la uso tutti i giorni ti rimando al video del mio recente intervento all'evento annuale "Scienze dello Sport" tenutosi a Roma. Buona visione.
Comments