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Immagine del redattoreAlberto Lentola

Soglia anaerobica e canottaggio

La soglia anaerobica è una di quelle cose che tutti gli sportivi di endurance, cioè chi fa sport di resistenza, conoscono. "Essere fuori soglia" è un'espressione ormai di uso comune, anche tra i canottieri. Ma di cosa si tratta esattamente? Cerchiamo di fare un po' di chiarezza.


Modello di prestazione del canottaggio

Nel canottaggio, anche se i tre metabolismi sono chiamati in causa simultaneamente, varia la percentuale del loro impiego durante le diverse fasi di gara.

In partenza si registra un massivo intervento del meccanismo anaerobico alattacido nei primi 8-10 secondi e del meccanismo anaerobico glicolitico per i successivi 20-30 secondi. Sul passo di gara il metabolismo aerobico è stimolato massivamente ad intensità intorno al VO2Max, con accumulo progressivo di lattato. Nel finale di gara il livello di lattato accumulato è massimizzato, arrivando a valori compresi tra 10-24 mMol/l.

Sebbene l’intensità alla soglia anaerobica rappresenti un’intensità inferiore a quella di gara, alcuni autori hanno trovato una forte correlazione tra la potenza sviluppata alle 4 mMol/l e la performance sui 2000 metri a remoergometro (Womack 1996). Inoltre essa corrisponde circa all’intensità media delle gare di fondo italiane e le così dette “head racing” anglosassoni, come la famosa Oxford-Cambridge, che si svolgono nel periodo invernale (6-7 km tempi compresi tra 19‘ e 23’). Appare evidente, quindi, l’importanza di allenare questa “qualità” nel canottiere.


Soglia aerobica o soglia anaerobica?

Soglia aerobica (o soglia lattato) e soglia anaerobica, sono entrambi considerati indici per misurare la resistenza di un atleta da molti ricercatori.

La soglia aerobica indica il punto in cui, durante un esercizio ad andatura crescente, l’accumulo di lattato nel sangue cresce superando il livello basale. Questa corrisponde alla soglia ventilatoria (AeVT), ovvero quando il rifornimento di O2 ai muscoli non è in grado di soddisfare il fabbisogno dei processi ossidativi e l’organismo ricorre alla glicolisi, aumentando la produzione di CO2 e H+, per cui vengono di stimolati i centri respiratori ad aumentare la ventilazione, per smaltire la CO2.

La soglia anaerobica, indica che il tasso di accumulo del lattato supera di molto il tasso di smaltimento dello stesso. La capacità di sostenere un esercizio ad elevata intensità senza accumulare lattato è un vantaggio per l’atleta. Infatti, chi ha questa soglia molto alta ottiene prestazioni migliori negli sport di resistenza riuscendo ad essere più economico.

La letteratura è ricca di definizioni di tale soglia.


Soglia anaerobica: definizioni

Il maximal lactate steady state (MLSS) è definito come “la più alta intensità d’esercizio alla quale la concentrazione di lattato nel sangue non aumenta, dopo l’iniziale incremento transitorio, in un esercizio a carico costante” (Tegtbur 1993).

La Minimum Lactate Speed (LMS) è invece l’intensità più bassa alla quale si registra un incremento della concentrazione del lattato ematico in un test incrementale, preceduto da una prova a carico costante che permetta di cominciare la prova incrementale successiva in uno stato di acidosi lattacida. Esso dovrebbe coincidere teoricamente con il MLSS (Tegtbur 1993, Beneke 1995).

La Onset of Blood Lactate Accumulation (OBLA) è l’intensità corrispondente alla concentrazione di 4 mMol, valore fisso definito da Mader come l’intensità alla quale le concentrazioni di lattato nel sangue e nel muscolo corrispondono (cosa che non avviene ad altre intensità), segno dell’equilibrio tra sua produzione muscolare e la sua immissione nel torrente circolatorio.

La Individual Lactate Threshold (ILT) è stata definita da Stegman come l’intensità individuata mediante la retta passante per l’istante di tempo in cui la concentrazione di lattato post esercizio (incrementale) torna al valore più alto registrato durante il test e tangente la curva di accumulo di lattato durante l’esercizio (Svedahl 2003)

La Soglia Ventilatoria Compensata (AnVT) viene definita come l’intensità alla quale l’aumento della ventilazione avviene in maniera non proporzionale all’aumento del consumo d’ossigeno (punto di rottura ventilatorio).

Secondo Conconi inoltre la soglia anaerobica dovrebbe corrispondere all’intensità in cui si registra un punto di flesso nell’incremento della frequenza cardiaca (perdita di linearità) durante un test incrementale, anche se è stata da più autori messa in dubbio la sua corrispondenza con la soglia anaerobica individuata con altri metodi.


Soglia anaerobica: come valutarla

Il metodo più preciso per determinare la soglia anaerobica è il metodo della MLSS (diversi test a carico costante con misurazione di lattato fino all’intensità a cui si registra una sua deriva), ma pone dei problemi di fattibilità importanti negli atleti, soprattutto legati al tempo necessario allo svolgimento dei test. Spesso quindi vengono utilizzati altri due metodi basati sulla rilevazione della concentrazione di lattato, come il fissare la soglia a 4 mMol (OBLA) o determinare la soglia anaerobica individuale (IAT). Beneke ha confrontato le intensità e le concentrazioni di lattato alla soglia determinate attraverso queste ultime due metodologie con l’intensità e la concentrazione di lattato determinate attraverso il metodo della MLSS in un gruppo di canottieri. I test incrementali in entrambi i casi (OBLA e IAT) sono partiti da 215 W, con step di 35 W, mentre i 30’ di pre-affaticamento sono stati condotti al 60% della potenza della palata massimale (363 ± 45 W). In entrambi i casi intensità e concentrazione di lattato (287,0 ± 20 W a 4 mMol OBLA e 287,1 ± 25 W a 4,2 ± 0,1 mMol IAT) sono risultati più alte della MLSS (255,1 ± 17 W a 3,0 ± 0,6 mMol). Di fatto, però, OBLA e IAT sono risultati metodi equivalenti, confermando una loro valenza pratica

nell’accorciare i tempi necessari per i test (Beneke 1995).

Erdogan ha confrontato due metodi “invasivi” per la stima della soglia anaerobica con prelievo di lattato (potenza e VO2 alle 4 mMol e D-max) con 4 metodi “non invasivi” (Test Conconi, V-slope, equivalenti respiratori e RER = 1). Egli ha trovato soltanto alcune correlazioni significative tra i risultati di alcuni metodi: il VO2 e la percentuale di VO2Max alle 4 mMol nel test incrementale è correlata soltanto con quelli trovati al punto di deflessione della frequenza cardiaca del Testi di Conconi; la potenza alle 4 mMol è correlata alla potenza a RER = 1, ma non con quella trovata con altri metodi; la “frequenza cardiaca di soglia” trovata con il Test di Conconi è correlata solamente a quella a D-max (Erdogan 2010).

Anche Mikulic si è concentrato sul Test di Conconi per stimare la soglia anaerobica nei canottieri, confrontandolo con il metodo della V-Slope e con quello degli equivalenti respiratori. Egli ha però trovato una correlazione solamente tra la FC al punto di deflessione e quella alla soglia stimata con i metodi ventilatori.

Nel 1965 Monod and Scherrer hanno proposto il concetto di Critical Power (CP), rappresentata dall’asintoto della curva che descrive la relazione tra intensità e massima durata nella quale è sostenibile. Essa è la massima intensità sostenibile in condizioni di stedy-state. Per ricavare questa relazione è necessario far compiere all’atleta 4 prove a differenti intensità sopra soglia e registrare di ognuna la durata sostenibile: per farlo sarà necessario parecchio tempo, per permettere un recupero adeguato che consenta di svolgere delle prove che siano al massimo delle possibilità dell’atleta.

Recentemente Cheng ha trovato una correlazione tra la Critical Power stimata attraverso il metodo tradizionale e la potenza media durante gli ultimi 30’’ di un test di 3’ “all-out” in un gruppo di otto canottieri con una discreta esperienza di voga alle spalle (Cheng 2012). Egli partendo dal test “3-minute all-out cycling test” sviluppato da alcuni autori su cicloergometro, ha verificato l’ipotesi che fosse applicabile anche al canottaggio: oltre a trovare come detto una correlazione con la CP stimata con un precedente test tradizionale, ha verificato la ripetibilità “test-retest”. Questo test si basa sull’ipotesi che la capacità anaerobica (W’) sia finita e si esaurisca completamente nel giro di 1-2 minuti. La CP sembra infatti essere la massima potenza erogabile dopo uno sforzo massimale che esaurisca W’ (Coats et al. 2003). Cheng nello stesso lavoro ha verificato la correlazione tra il VO2Peak misurato durante il “3-minute all-out test” ed il VO2Max misurato in un precedente test incrementale.

Questo studio ha però evidenziato il limite di questo test: il valore di W’ è significativamente più alto rispetto a quello trovato con metodo tradizionale, che porterebbe a sovrastimare la potenza sostenibile per un dato intervallo di tempo utilizzando la formula P = W’ * 1/t + CP.


I test da campo: l’esperienza italiana

Nel quadriennio 2009-2012 il test che la FIC utilizzava durante il periodo invernale per monitorare lo stato di allenamento degli atleti di interesse nazionale e selezionare quelli da convocare ai raduni collegiali delle diverse squadre nazionali consisteva in un test TT sui 6 km a remoergometro. Questi test avevano una durata di 19’-20’ per gli uomini e 22’-23’ per le donne. Appare evidente il risultato di questo test fosse indicativo della soglia anaerobica dell’atleta, che alcuni autori hanno indicato avere un tempo limite di circa 20’.

Il famigerato metodo La Mura, sviluppato dall’ex DT della FIC (ora consulente del DT Cattaneo), prevede invece un test composto da quattro prove di 4475 per gli uomini senior e 3887 per le

donne senior (pesi leggeri e juniores hanno una distanza diversa) separate da 5’ di recupero. Le distanze di questo test sono state scelte in modo che i tempi realizzati siano paragonabili tra le diverse categorie e che un atleta di buon livello riesca a svolgere il test riportando una media tra le prove inferiore ai 15’. Questo tempo è stato scelto volutamente più basso a causa del fatto che la performance nel canottaggio è limitata dalla forza muscolare più che in altri sport di endurance (La Mura 2012). La potenza registrata con questo test viene utilizzata come base per gli allenamenti per il miglioramento della soglia anaerobica.

In letteratura non esistono lavori che abbiano validato o anche solamente confrontato con

altri metodi di determinazione della soglia anaerobica individuata con questo test.


Come si allena?

Giunto a questo punto ti chiederai come migliorare questa determinante così importante per la prestazione finale nel canottaggio. Per non mettere troppa carne al fuoco ti rimando ad un prossimo articolo in cui tratterò solamente questo aspetto.


Bibliografia

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